Molti pazienti arrivano alla nostra attenzione per un problema improvviso, come il distacco di una protesi o un trauma, altri lo fanno dopo aver rimandato per mesi o anni un problema cronico, come il sanguinamento delle gengive o l’alitosi. Altri ancora sottovalutano le avvisaglie di un mal di denti in arrivo…
Di seguito, rispondendo ad alcune delle più comuni domande che ci vengono rivolte, cercheremo di descrivere alcuni quadri nei quali potresti ritrovare la tua attuale situazione. Ti ricordiamo, semmai ce ne fosse bisogno, che solo una visita specialistica può individuare con certezza la causa di un problema odontoiatrico e che solo un odontoiatra potrà risolverlo nei migliore dei modi. Buona lettura!
La perdita di un dente dovrebbe sempre essere trattata e anche in tempi brevi. Oltre agli ovvi problemi di masticazione, lo spazio vuoto provoca lo spostamento progressivo degli altri denti. Il dente antagonista tende a scendere (o a “salire”) nello spazio rimasto vuoto e i denti adiacenti a inclinarsi e spostarsi, con perdita irreversibile dell’assetto più stabile e funzionale dei denti. La sostituzione di elementi mancanti può essere realizzata con protesi fissa, ossia un “ponte” ad appoggio sui denti a ridosso dello spazio vuoto, oppure ricorrendo all’implantologia, o ancora con una protesi rimovibile. La soluzione può essere molto buona e soddisfacente (ripristino della funzione, estetica, stabilizzazione delle posizioni dei denti), ma mai quanto era prima col dente naturale… Quanto detto dovrebbe rispondere bene anche alla prima parte della domanda, ossia se “vale la pena salvare un dente”… Che ne dite, vale la pena?
L’ipersensibilità dei denti agli stimoli termici (caldo e freddo) osmotici (zucchero) e chimici (sostanze acide) è sicuramente una delle principali motivazioni per cui ci si reca dal dentista. Riguardo ai denti che hanno già delle ricostruzioni, c’è spesso la falsa credenza che questi non possano più cariarsi ma non è così! I batteri responsabili della carie possono attaccare il dente lungo i bordi della ricostruzione esistente ed infiltrarsi piano piano in profondità. In questi casi la carie può essere difficile da vedersi ad occhio nudo, per questo il dentista potrebbe aver bisogno di fare delle radiografie per metterla in evidenza. In altri casi pur non essendoci una vera e propria lesione cariosa, potrebbe essersi verificato un sottile distaccamento della ricostruzione dal dente o essersi formata una incrinatura sul dente a livello di una parete rimasta troppo sottile in seguito alla ricostruzione. Anche in assenza di tutti questi elementi, un dente ricostruito può ad un certo punto diventare ipersensibile, ad esempio perché la ricostruzione è molto vicina al nervo. In ogni caso se stai soffrendo di ipersensibilità al caldo e al freddo su uno o più denti faresti bene a prenotare una visita dal dentista.
I problemi dentari più comuni come la carie e la malattia parodontale (piorrea), se non diagnosticate e trattate tempestivamente peggiorano nel tempo aumentando le difficoltà, i tempi e i costi delle cure che si renderanno prima o poi necessarie. Inoltre ci sono alcune situazioni relativamente rare (riassorbimenti interni o esterni, ad esempio), non accompagnate da particolari fastidi, che risultano curabili solo se intercettate all’inizio! È perciò importante non affidarsi al dolore come unico campanello d’allarme e farsi tenere sotto controllo dal proprio dentista di fiducia.
Il dentista dovrà prima di tutto valutare la presenza di eventuali fratture dentali e il danno subito dalla polpa dentale (nervo). I test sulla polpa devono essere ripetuti anche a distanza di tempo perché spesso le conseguenze del trauma possono manifestarsi anche a distanza di tempo. In caso di dolore irreversibile, ascessi e gonfiore facciale la terapia è il trattamento endodontico (detto anche cura canale o devitalizzazione). Tuttavia, dove possibile, e specialmente se chi ha ricevuto il trauma è ancora in crescita, si cercherà di mantenere la polpa vitale con ogni mezzo per permettere la corretta formazione della radice che potrebbe essere ancora immatura
Un dolore riferito ai denti, molto intenso, diffuso, che aumenta con le bevande calde o fredde e con la posizione distesa è tipico di una pulpite. La diagnosi precisa e la localizzazione del dente sarà competenza del dentista a cui è bene rivolgersi prima possibile per una rapida risoluzione del dolore e per evitare ulteriori complicanze, come un ascesso (gonfiore, dolore, febbre).
La terapia è il trattamento endodontico (o terapia canalare, anche detta devitalizzazione). In qualche caso si dovrà porre la pulpite in diagnosi differenziale con una sinusite, una patologia questa che può spesso “mimare” un mal di denti. Solo un accurata visita da parte di un professionista esperto potrà evitare di trattare il dente sbagliato!
In attesa di essere ricevuti da un dentista il primo passo nella cura della pulpite è la gestione del dolore, che può essere ottenuta mediante l’uso di analgesici. Mentre il paracetamolo e i FANS possono essere efficaci per il dolore di intensità lieve o moderata, nei casi di dolore intenso e ingestibile, possono essere necessari oppiacei come la codeina. Si tratta ovviamente di farmaci che richiedono una prescrizione medica.
Nei casi di pulpite che si approssimano già alla necrosi del nervo può essere di sollievo tenere qualcosa di fresco nel cavo orale.
Si tratta probabilmente del classico dolore da “dente del giudizio”, ovvero la cosiddetta pericoronite o pericoronarite.
In caso di pericoronite o pericoronarite i sintomi diffusi possono essere sicuramente gonfiore, rossore e dolore alla gengiva. Inoltre potranno verificarsi altri sintomi come: alitosi, difficoltà di masticazione e deglutizione, produzione di pus e gonfiore dei linfonodi del collo.
Come intervenire?
Di solito, in fase acuta, si agisce con antibiotici, antinfiammatori e cura dell’igiene della bocca.
Gli antibiotici (generalmente amoxicillina associata o meno ad acido clavulanico oppure macrolidi nel caso di soggetti allergici) iniziano ad agire di solito entro 48/72 e non hanno alcun effetto antidolorifico.
Il controllo del dolore può essere effettuato con paracetamolo e FANS in caso di dolore di intensità lieve o moderata; nei casi di dolore intenso e ingestibile, possono essere necessari oppiacei come la codeina. Si tratta ovviamente di farmaci che richiedono una prescrizione medica.
Importantissima la riduzione della carica batterica del cavo orale da effettuarsi spazzolando bene tutti i denti e la lingua ed eseguendo sciacqui, almeno 3 volte al giorno, con un colluttorio a base di clorexIdina allo 0.2%.
La soluzione definitiva alla pericoronite è invece l’estrazione del dente stesso.
L’ascesso dentale è una raccolta di pus a livello dei tessuti che circondano il dente: gengiva, polpa dentale, osso di solito causata da batteri che si propagano nei tessuti come conseguenza di carie complicate, denti scheggiati o rotti e parodontopatie.
L’ascesso dentale si presenta con:
Di solito, in fase acuta, si agisce con antibiotici, antinfiammatori e cura dell’igiene della bocca.
Gli antibiotici (generalmente amoxicillina associata o meno ad acido clavulanico oppure macrolidi nel caso di soggetti allergici) iniziano ad agire di solito entro 48/72 e non hanno alcun effetto antidolorifico.
Il controllo del dolore può essere effettuato con paracetamolo e FANS in caso di dolore di intensità lieve o moderata; nei casi di dolore intenso e ingestibile, possono essere necessari oppiacei come la codeina. Si tratta ovviamente di farmaci che richiedono una prescrizione medica.
In caso di ascesso periapicale, una volta superata la fase acuta, si dovrà cercare di salvare il dente dall’estrazione attraverso la devitalizzazione.
In caso di ascesso parodontale può essere sufficiente, unitamente alla terapia antibiotica e antidolorifica, la rimozione di tartaro e placca dal dente malato.
Il ghiaccio, usato esternamente e applicato sulla parte dolorante, permette di disinfiammare la bocca e ridurre gonfiore e dolore. Talvolta tuttavia impacchi caldo-umidi danno maggiore sollievo.
Igiene e alimentazione: può essere utile anche evitare cibi troppo caldi o troppo freddi, masticare cibi morbidi utilizzando la parte opposta della bocca, utilizzare uno spazzolino morbido.
Se l’ascesso non viene curato può formarsi una fistola o una cisti e l’infezione può così espandersi fino a interessare zone di testa e collo. Nel caso in cui l’ascesso colpisca soggetti particolarmente fragili è fondamentale risolverlo per evitare quadri patologici gravi.
Premesso che la cura definitiva è sempre quella attuata dal dentista, volendo elencare alcuni rimedi naturali possiamo nominare: sciacqui con acqua e bicarbonato, acqua calda e sale, impacchi caldo-umidi, gel a base di aloe e altri presidi.
La frattura dentale può essere causata da un trauma unico e violento o da microtraumi di modesta entità ma ripetuti nel tempo (come avviene col bruxismo o digrignamento patologico). L’effetto del trauma dipende anche dalla resistenza del dente. Un dente già trattato endodonticamente e ricostruito è ovviamente meno resistente di un elemento sano e integro. La frattura si dice “completa” quando il dente si separa in due o più parti . In quest’ultimo caso, specie se la frattura si estende alla radice, potrebbe essere necessario estrarre il dente. In caso di frattura parziale (incrinatura) non si ha separazione netta del dente e può esserci dolore combinato sia alla masticazione sia al caldo/freddo (Sindrome del dente incrinato). In questo caso si potrà sperare di evitare l’estrazione con opportuni interventi e restauri tesi a contrastare il propagarsi dell’incrinatura. In caso di bruxismo l’attuazione di terapie specifiche (come un bite notturno, per esempio) possono prevenire danni altrimenti irreparabili.
Innanzitutto: se non ha dolore, non si allarmi, non potrà succedere niente di grave.
Certo se il lavoro protesico che si è distaccato coinvolge l’ambito estetico questo può rappresentare un forte disagio.
Provi quindi con cautela e delicatezza a riposizionare la protesi sui denti ma verifichi di ottenere una buona stabilità e tenga presente il rischio di un nuovo distacco e di una accidentale ingestione o, peggio, inalazione.
Se la protesi che si è distaccata appare come un guscio vuoto potrebbe voler tentare una ricementazione provvisoria in autonomia con vari prodotti che trova in farmacia. Tenga tuttavia presente che per fare ciò è necessaria una buona manualità e avere una buona visibilità della zona per non rischiare di fare peggio.
Se non riesce a riposizionare la protesi, la conservi in attesa di poter essere ricevuto dal dentista.
Non trascuri comunque il problema poiché i denti adiacenti ed antagonisti potrebbero spostarsi, talvolta anche rapidamente, impedendo il riposizionamento della protesi, ammesso che sia possibile. Il dentista infatti verificherà se una ricementazione provvisoria o definitiva sia o meno possibile considerando che una protesi definitiva correttamente eseguita e controllata non dovrebbe mai staccarsi improvvisamente. Dovrà quindi escludere eventuali danni alla protesi o al dente di sostegno che impediscano la ricementazione.
Discorso diverso per le protesi cosiddette “provvisorie” che possono purtroppo distaccarsi o rompersi in attesa di procedere col lavoro definitivo.
Non c’è necessità di ritrattare endodonticamente un dente se non c’è dolore, infezione interna o se la radiografia non mostra lesioni. Anche in assenza di dolore, però, è possibile che un dente già sottoposto a terapia canalare presenti un’infezione al suo interno tale da determinare una lesione nell’osso intorno alla radice (granuloma). Non si tratta di un tumore, ma una reazione infiammatoria dell’organismo per arginare il propagarsi dell’infezione. Queste lesioni possono essere causate da una cura canalare incompleta o da una vecchia ricostruzione del dente che col tempo ha lasciato infiltrare microrganismi all’interno. Se non curati possono ingrandirsi e possono riacutizzarsi occasionalmente con ascesso (dolore e gonfiore) che infine determina la perdita del dente. Se un dente con granuloma dovesse essere sottoposto ad un nuovo restauro il dentista che si occuperà di questo diverrà responsabile anche della cura canalare di quel elemento dentario, anche se non eseguita da lui; pertanto potrebbe giustamente richiedere di rifare una cura canalare ritenuta inadeguata anche se questa non ha determinato nessun problema fino a quel momento.